GIORGIO FERRINI
VISO D’ANGELO CUOR DI CAPITANO



di Alma Anticeli

Per fare il capitano non basta una fascia al braccio, occorrono doti particolari: bisogna saper spronare i compagni, sostenerli nei momenti difficili, godere di credibilità e carisma. Non è facile trovare tutte queste doti in una persona. Il Torino nella sua storia ha avuto la fortuna di schierare nelle sue file capitani dalla personalità indiscutibile come Valentino Mazzola ed Enzo Bearzot. Ispirandosi a questi esempi, con la peculiarità del suo carattere timido e deciso al tempo stesso, Giorgio Ferrini ha saputo per undici anni guidare la squadra del Torino con esemplare efficacia, offrendosi come costante punto di riferimento per tutti i suoi compagni. Durante la sua carriera in granata, sulla panchina del Toro si sono succeduti allenatori diversi per stile ed impostazione tattica (Senkey, Rocco, Giagnoni, Fabbri), ma tutti hanno affidato con fiducia il centrocampo del Toro a Ferrini che, soprattutto in coppia con Giovanbattista Moschino, ha saputo esprimere una costante applicazione, una visione di gioco sicura, unitamente alla proverbiale grinta ed all’infaticabile volontà di lottare senza risparmio di energie. Anche quando la squadra sembrava sbandare sotto gli attacchi degli avversari, Giorgio, impavido combattente, sapeva offrirsi come baluardo incrollabile e lottatore encomiabile.

Fuori dal campo di gioco Giorgio era un uomo mite e taciturno, quasi timido; mostrava una personalità molto diversa da quella che esprimeva in campo. Le sue doti morali di uomo retto e leale gli valevano l’ammirazione incondizionata di chi lo avvicinava e la stima di tutti.

I tifosi del Toro nutrivano un grande attaccamento nei suoi confronti ed il fatto che, dopo l’addio al calcio giocato, Giorgio avesse accettato di fare da secondo a Gigi Radice, dava a tutti un rassicurante senso di continuità. Insieme, Gigi e Giorgio, hanno festeggiato la conquista dello scudetto del 1976.

Ma ancora una volta il destino aveva previsto un finale tragico per un calciatore del Toro: l’8 novembre 1976, a pochi mesi dalla conquista dello scudetto, un aneurisma segnava la fine della sua vita intensa, ma troppo breve.



I funerali di Giorgio
Un altra croce si aggiungeva nel cuore di chi ama il Toro.

 

 

Giorgio Ferrini nasce a Trieste il 18 agosto 1939. Inizia la carriera di calciatore nella Ponziana. Viene "scoperto" da un giocatore argentino, Jose Curti, che a quei tempi militava tra i granata. Ussello e Lievore intuiscono in lui doti degne di essere coltivate, così Giorgio inizia la sua avventura calcistica nelle giovanili del Toro.

Nel 1957 viene ceduto in prestito per un anno al Varese dove segna 13 reti.



L’anno successivo torna a Torino e viene promosso in prima squadra che disputa il campionato di serie B: ha 19 anni. Il Presidente del Toro all’epoca è Morando, l’allenatore è l’ungherese Imre Senkey, affiancato da Giacinto Ellena. Il Toro vince il campionato e torna in serie A, grazie anche al contributo di Ferrini che disputa 38 gare su 38.



La festa al Fila per il ritorno in seria A

 

Nel 1960 veste la maglia della Nazionale italiana in occasione delle Olimpiadi di Roma. La squadra, che schiera anche Gianni Rivera, viene eliminata in semifinale dalla Yugoslavia dopo il sorteggio.

Il 13 maggio del 1962 esordisce in Nazionale A a Bruxelles con una vittoria sul Belgio per 3 a 1. In squadra giocano anche Gigi Radice e Giovanni Trapattoni.

Sempre nel 1962 partecipa alla spedizione italiana in Cile per i Mondiali. Giorgio è protagonista a Santiago del Cile di un episodio sfortunato che segnerà negativamente la sua carriera in azzurro. In campo si affrontano le nazionali di Cile e Italia. Il clima è teso, montato artificialmente al fine di scatenare la bagarre di cui il Paese organizzatore non potrà che beneficiare. In campo i calciatori cileni si dimostrano specialisti nel provocare gli avversari. L’arbitro inglese Aston non è in grado di padroneggiare la situazione. Scoppia una rissa tra italiani e cileni e Ferrini reagisce ad un fallo tentando di scalciare il cileno Landa. Aston lo espelle, mentre Lionel Sanchez colpisce con un pugno in faccia Maschio, ma Aston non vede. Al termine della partita l’Italia è eliminata e torna a casa. Da quel giorno Giorgio verrà bollato a causa di quell’episodio come un "picchiatore" e non verrà più convocato in Nazionale per 5 anni.

Dal campionato 1963/64 è promosso capitano del Torino e diventa la vera bandiera della squadra.

L’ultima partita in Nazionale la disputa nel giugno del 1968 a Roma in occasione della conquista della Coppa Europa contro la Yugoslavia.

Nella sua carriera i migliori piazzamenti con il Toro sono stati: il secondo posto nel campionato 1971/72 sotto la guida di Gustavo Giagnoni, e il terzo posto nel campionato 1964/65 con la squadra allenata da Nereo Rocco.

Ha conquistato con il Toro anche due Coppe Italia nel 1968 e nel 1971.

Termina l’attività agonistica nella stagione 1974/75 con la partita Cagliari – Torino, ultima di campionato.

Muore l’8/11/1976 a Torino

 

Giorgio Ferrini ha militato per 16 anni nel Torino. Ha disputato 548 partite ed ha segnato 53 reti.

Ha vestito per sette volte la maglia della Nazionale.